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ANDREJ RUBLEV - Grazie a Tarkovskj ritorniamo alla poesia del Trascendente.

19/01/2009 7437 lettori
5 minuti

In una Russia messa a ferro e fuoco dalle invasioni asiatiche e sconvolta dalle lotte di potere tra piccoli potentati, il monaco Rublev (1360 ca.-1430), pittore di icone, passa attraverso 9 capitoli (Il volo, Il buffone, Teofane il Greco, La passione secondo Andrej, La festa, Il giudizio universale, La scorreria, Il silenzio, La campana) che compongono un vasto affresco del Medioevo russo.

Il nono episodio conduce il crescendo, che si è sviluppato di tappa in tappa «ma fuori da una continuità narrativa, in effetti, inesistente», al suo culmine. Il principe cerca dappertutto qualcuno che sappia fondere campane. Si fa avanti il piccolo Boris sostenendo di aver appreso il segreto della fusione dal padre in punto di morte. Rublev in silenzio lo osserva. Il ragazzo, spavaldo, riesce a fondere «in una sequenza di emozionante vigore e di sottile risonanza simbolica» la campana. Il popolo ascolta commosso i primi rintocchi. Boriška confessa a Rublev che il padre era morto prima di rivelargli il segreto. Rublev comprende, come per un’illuminazione. Riprenderà a dipingere, e girerà con Boriška per la Russia, recando al popolo la consolazione dell'arte. La vediamo, quest'arte, nell'epilogo che “esplode”, a colori, sullo schermo, dopo quasi tre ore di un denso e contrastato bianco e nero: sono le opere «gli affreschi e le icone», splendenti di ori e di ieratiche immagini, che il pittore ha lasciato alla sua patria. Si ode un tuono e si scorgono alcuni cavalli pascolare sotto la pioggia.

 Con questo film complesso e maestoso «in cui sono visibili le tracce dell'insegnamento figurativo dell'ultimo Ejzenštejn e, soprattutto, delle grandi pagine liriche dedicate da Dovzenko all'anima contadina del suo paese», Andrej Tarkovskij «Zavroze, 4 aprile 1932» è andato assai oltre la gracile esperienza del patetico film di guerra «Ivanovo detstvo, L'infanzia di Ivan,1962» con cui esordì. Ha voluto parlare «dell'impossibilità di creare trascurando i desideri e le speranze del popolo; dell'aspirazione dell'artista a esprimere il suo animo, il suo carattere; della dipendenza del carattere dell'artista dalla situazione storica». Lo ha fatto con una tale ricchezza di riferimenti «storici, antropologici, ambientali, figurativi» e di simboli «ogni elemento naturale, ogni animale, ogni personaggio, ogni concetto del dialogo ha un valore simbolico» da sfiorare più volte l'ineffabilità del mistero.

 Ci sono pellicole che il dieci non basterebbe, «Andrej Rublev» è una di queste. Ci sono pellicole che esprimono una maturità artistica straordinaria sequenza dopo sequenza, «Andreij Rublev» è una di queste. E' la sontuosità dei tempi dilatati a rendere unico questo film, con la sua distesa profondità di campo. Ma questo film è soprattutto una parabola sull'incontro, e la ricerca. «Quanta pace ispirano quei colori... », ecco forse spiegato l'utilizzo del B/N: è la visualizzazione del fotografo e la sua interpretazione personale della scena, in un clima di guerre e perdita della dignità umana. L'arte come necessità dell’uomo. Nove tappe della vita del pittore Andreij Rublev tra crisi di natura artistica e voti di silenzio, nei primi anni del 1400, ma l'ultimo episodio - la forgiatura di una campana e la felicità di chi l'ha creata- getta ancora speranza nell'autore circa il valore dell'arte in sé, e l'epilogo a colori da tutta la sensazione di una nuova luce, di una pace finalmente ritrovata. Beh, un Capolavoro.La proiezione del film di Andrej Tarkovskj si terrà presso la sede comunale dell'Assessorato alla Comunicazione di Monza, Urban Center, nel contesto della III edizione «Ab Origine. Omaggio alla vita di ANDREJ RUBLEV   dal 5 al 26 marzo 2009. http://www.aborigine.it/ 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.